Rame: prezzi a $3 sulle speranze di ripresa economica

Con i guadagni di ieri, il rame è ora aumentato di circa l'8% sull'anno.

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I prezzi del Rame prolungano il proprio rally trainato dalla costante domanda cinese e dalle interruzioni dell’offerta. A marzo le quotazioni avevano toccato un minimo in area $2, seguito da un balzo del 50% che ha appunto portato di nuovo le stesse a ridosso dei livelli battuti ad inizio anno.

I prezzi sono strettamente legati alle attività in Cina, che rappresenta circa la metà del consumo globale di rame. Hanno subito un brusco calo all’inizio dell’anno quando il coronavirus ha chiuso l’economia cinese. Ultimamente però sono rimbalzati con l’accelerazione dell’attività manifatturiera in Cina. Allo stesso tempo, la domanda di altre materie prime come il petrolio sta ancora scarseggiando; la pandemia infatti continua a ridurre la crescita in USA e in Europa.

Edward Meir, consulente specializzato in metalli presso l’intermediazione ED&F Man Capital Markets: “La domanda di metalli sembra andare meglio data la ripresa della produzione globale”.
Con i guadagni di ieri, il rame è ora aumentato di circa l’8% sull’anno e di circa il !5% negli ultimi trenta gorni. Performance che lo rendendono uno dei principali asset con le migliori prestazioni nel periodo.

L’allungo delle ultime sedute è arrivato dopo i recenti dati che hanno mostrato un calo della produzione di rame cinese a luglio e dopo che il gigante minerario Rio Tinto ha dichiarato che una fonderia in una miniera nello Utah sta avendo problemi a seguito della manutenzione. La società ha affermato che prevede di far funzionare normalmente la fonderia entro due mesi, ma di conseguenza ha tagliato la sua stima per il 2020 per la produzione di rame.

Le interruzioni dell’offerta in tutto il mondo, in paesi come il Cile, legate al coronavirus e le controversie di lavoro hanno aggiunto carburante anche al recente rally del rame.

Tuttavia, alcuni analisti temono che la recente corsa sia andata troppo oltre, anche se  alcuni trader stanno cavalcando il recente slancio. Questa tendenza si è estesa alle azioni e ad altre materie prime.

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Altrove, i futures sul petrolio greggio WTI con consegna a settembre, hanno oscillato tra piccoli guadagni e perdite e chiudendo in rialzo dello 0,1% a $42,93 al barile.  Ieri sono stati pubblicati i dati del governo, che hanno mostrato scorte di petrolio greggio USA in diminuzione per la quarta settimana consecutiva nella settimana terminata il 14 agosto. Un tiepido consumo di carburante tuttavia, ha mantenuto il greggio bloccato in un range di prezzo molto stretto, intorno ai livelli di inizio marzo.

Infine nel settore dei metalli preziosi, i futures sull’oro più attivi sono scivolati del 2,1% a 1.970,30 $ l’oncia, prolungando il recente scenario di volatilità.

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