Italia in difficoltà. Tra il deterioramento del quadro economico generale – ascrivibile al caro energia/carburante e all’impennata dell’inflazione – l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento – che ammontano a circa 4 miliardi di euro – e i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei confronti dei propri fornitori – che secondo l’Eurostat sono almeno 55,6 miliardi di euro – molte attività commerciali e produttive rischiano di dover portare i libri in tribunale. Con una specificità tutta italiana, per molte di queste imprese la chiusura definitiva non sarà causata dall’impossibilità di pagare i propri debiti. Ma per crediti inesigibili, ovvero per insolvenze in grandissima parte imputabili alle inadempienze della nostra PA.
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Il numero dei fallimenti registrato negli ultimi due anni non sia particolarmente elevato. Il rischio che, dal prossimo autunno, torni ad aumentare in misura preoccupante è alquanto probabile. Tra il deterioramento del quadro economico generale – ascrivibile al caro energia/carburante e all’impennata dell’inflazione – l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento – che ammontano a circa 4 miliardi di euro – e i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei confronti dei propri fornitori – che secondo l’Eurostat sono almeno 55,6 miliardi di euro – molte attività commerciali e produttive rischiano di dover portare i libri in tribunale.
Con una specificità tutta italiana: per molte di queste imprese la chiusura definitiva non sarà causata dall’impossibilità di pagare i propri debiti, ma per crediti inesigibili, ovvero per insolvenze in grandissima parte imputabili alle inadempienze della nostra PA. A sostenerlo è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre.
Quali sono le ragioni per cui gli artigiani mestrini ipotizzano che al rientro dalle ferie i fallimenti potrebbero subire un forte innalzamento? Se guardiamo la serie storica degli ultimi 10 anni, il picco massimo delle “chiusure” è stato raggiunto nel biennio 2014-2015. Ovvero 1,5/2 anni dopo la crisi del debito sovrano che ha colpito pesantemente il nostro Paese. Pertanto, come in tutte le recessioni, gli effetti si esplicitano successivamente. Cosicché, dopo le difficoltà causate dal Covid nel biennio 2020-2021 e a seguito degli effetti negativi riconducibili alla guerra in Ucraina scoppiata verso la fine di febbraio, a partire dal prossimo autunno il numero dei fallimenti potrebbe tornare a crescere e subire una brusca impennata nel corso del 2023.
Davanti a norme incerte che da mesi stanno condizionando negativamente l’applicazione del superbonus del 110 per cento, gli intermediari finanziari (banche, istituti finanziari, etc.) hanno praticamente bloccato gli acquisti del credito. Attualmente sono oltre 5 i miliardi di euro di crediti in attesa accettazione; di questi, circa 4 si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura.
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