Il Governo italiano nelle ultime settimane ha dato il via alla campagna “CashBack”. Lo slogan visibile sul sito cashlessitalia.it recita: “Guadagni, vinci e cambi il Paese. Con il Piano Italia Cashless, ogni piccola spesa quotidiana può diventare un grande guadagno.”
Andiamo per gradi e partiamo dai termini utilizzati nello slogan che sono, a mio avviso, alquanto impropri:
- guadagna: dato che si tratta di un piano legato sempre alle spese, parlare di guadagni é davvero forviante. Poteva essere utilizzata la parola “risparmia”, che aveva una pertinenza migliore.
- “Vinci”: si tratta di una lotteria e in termini di numeri, coloro che risulteranno vincitori, saranno un numero di cittadini praticamente trascurabile.
- “Cambi il Paese”: pretendere un cambiamento del genere, con un piano di 19mesi (scadenza al 30/6/2022), significa illudere i cittadini.
Questione di numeri
Il sottoscritto ha letto attentamente il DECRETO 24 novembre 2020, n. 156 (qui il testo integrale) scoprendo suo malgrado che il fatidico e tanto ostentato rimborso dei €150 risulti essere una mera illusione.
Analizziamo il testo per cercare di capire, non tanto il funzionamento, che seppur con vari problemi pare funzionare, ma tanto a quanto ammontano i rimborsi. Credo che sia il punto chiave per ogni singolo cittadino che intenda partecipare. Dal testo riportiamo:
Art. 11
Risorse finanziarie
1. Gli oneri derivanti dal presente decreto sono posti a carico delle risorse finanziarie del fondo costituito ai sensi dell’articolo 1, comma 290, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, come integrato dall’articolo 73, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, considerati gli impegni di spesa di cui all’articolo 265, comma 7, lettera b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nel limite massimo di 2,2 milioni di euro per l’anno 2020, 1.750 milioni di euro per l’anno 2021 e di 3.000 milioni di euro per l’anno 2022. […]
2. […] Qualora le predette risorse finanziarie non consentano per i suddetti periodi il pagamento integrale dei rimborsi spettanti, gli stessi sono proporzionalmente ridotti.
Periodi di applicazione
Art. 6
[…]
2. La misura del rimborso di cui al comma 1 e’ determinata con riferimento ai seguenti periodi:
a) 1° gennaio 2021 – 30 giugno 2021;
b) 1° luglio 2021 – 31 dicembre 2021;
c) 1° gennaio 2022 – 30 giugno 2022.
Iniziamo a fare due conti, calcolatrice alla mano.
Secondo il punto 1:
- é stato costituito un fondo per sostenere e coprire la spesa del piano CashBack;
- le risorse del fondo sono limitate;
Ma è il punto 2 dell’Art.6 che dovrebbe far riflettere: i rimborsi, qualora sopraggiungano più richieste del previsto, saranno semplicemente ridotti in modo proporzionale. Avete capito bene, i proclami fatti a gran voce da istituzioni e organi mediatici sui €150 di rimborso, semplicemente non esistono. Chiariamo ancora meglio…
Key point
Riflettendo, ci possiamo porre la semplice domanda: fissato il limite massimo dei €150, quante persone potranno ottenere tale rimborso? Basta semplicemente fare una banale divisione: risorse del fondo sul periodo, diviso il gettone (€150 appunto).
- Dicembre 2020: fondo €2.2mln / €150 = 14666 cittadini
- 2021: fondo €1750mln / (€150*2 periodi) = 5.8 mln di cittadini
- 2022: fondo €3000mln / €150 = 20mln di cittadini
Come potete ben vedere, in questo ultimo mese del 2020, il numero dei potenziali beneficiari dei €150 sono un numero limitatissimo di persone. Nel 2021 la situazione cambia, ma non in sostanza. Confortante rimane solo la prospettiva al 2022. Perché dico questo ? Il programma Cashback e l’app IO continuano a raccogliere tantissime adesioni e secondo quanto riportato da iotialia.it , sono già circa 9 milioni i download dell’app.
Tutto questo può evidentemente portarci ad una semplicissima conclusione: l’eccesso già in corso degli aderenti al programma, avvierà la riduzione proporzionale citata nel testo del decreto. Non resta che “sperare” in uno stop delle adesioni. Ma, pensiamoci, in questo caso allora verrebbe sancito inequivocabilmente il fallimento del piano.
BCE
Non va dimenticato inoltre che negli ultimi giorni, é stata inviata una lettera da Bruxelles piuttosto significativa.
“La Bce – è il giudizio contenuto nella lettera Bce – ritiene che l’introduzione di un programma Cashback per strumenti di pagamento elettronici sia sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti e in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”.
Questo è un estratto della lettera (qui il testo integrale) inviata al Ministro Gualtieri. Al di là della risposta italiana, suona piuttosto scoraggiante il documento inviato da Bruxelles. L’iniziativa infatti vorrebbe incentivare le spese e i consumi degli italiani, creando un mini cuscinetto alla debacle dei consumi e delle vendite. Non solo, il ritorno ai consumi alimenta l’economia e di conseguenza il Pil. Per l’anno in corso quest’ultimo é previsto nell’intorno del -10%. Questi obiettivi non sarebbero sicuramente criticabili dalla BCE, ma. É innegabile a questo punto che il progetto Cashback così presentato, dimostra ancora una volta l’incapacità dei politici italiani di avviare delle iniziative “sane” per il Paese che possano effettivamente invertire una tendenza economica decrescente di lungo termine.
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Lotta al contante
Commento infine, la mission del programma. La lotta al contante in Italia ormai è storia vecchia. Ne hanno parlato tutti i vari politici negli ultimi 20anni, senza mai affrontare il problema seriamente o dare il via quanto meno a programmi fiscali di lungo periodo volte ad un miglioramento effettivo. Come scrivevo nelle prime righe di questo articolo, parlare di cambiamento di un Paese grazie a 19 mesi di iniziativa, suona quanto meno ridicolo. Il 2020, in tutto il suo roboante svolgimento, poteva fornire l’assist per l’avvio di un cambiamento più che mai necessario al Bel Paese.
Ma per far questo serve coraggio. Serve una buona pianificazione di lungo periodo, perché i veri cambiamenti hanno bisogno di tempo. Serve aprire una nuova strada e fare un primo passo. Il mondo non permette più le scappatoie del “svalutiamo la moneta” e tutto risolto. Non sono MAI state soluzioni quelle, ma solo un rimandare alle future generazioni i problemi.
Le opinioni espresse nell’articolo sono dell’autore.
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