L’oro si avvicina al massimo di 6 anni, mentre le tensioni tra USA ed Iran mandano gli operatori in fuga ed aumentano le tensioni geopolitiche.
I prezzi della materia prima per eccellenza sono saliti dell’1,5% venerdì, avvicinandosi al massimo degli ultimi sei anni. La corsa al rialzo è stata innescata dopo che un attacco aereo americano ha ucciso uno dei generali più potenti dell’Iran e ha aumentato le tensioni tra le due nazioni. Il presidente Donald Trump ha ordinato l’operazione che ha ucciso Qassem Soleimani, il leader dell’élite Quds Force iraniana, giovedì. I leader supremi dell’Iran hanno rapidamente avvertito “aspre rappresaglie”. Un consigliere del presidente iraniano ha affermato che gli USA hanno attraversato una “linea rossa” con l’attacco. Il Pentagono ha affermato che Soleimani stava pianificando attacchi contro membri e diplomatici statunitensi all’estero. “Questo attacco mirava a dissuadere i futuri piani di attacco iraniani”, ha aggiunto il Pentagono.
Gli asset finanziari come l’oro – considerati beni rifugio – si sono rafforzati di pari passo all’aumento della tensione geopolitica mentre gli operatori sembrano fuggire dai mercati in direzione degli investimenti di copertura. Il bene rifugio è salito a quasi $ 1.552 l’oncia, a meno di un 1% dal suo prezzo più alto da aprile 2013, toccato lo scorso anno. L’oro generalmente si rafforza sulla scia della crescente tensione geopolitica in corso, poiché la volatilità inattesa spesso allontana gli investitori dal mercato azionario e altre attività rischiose.
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L’ondata di venerdì mattina ha aiutato a sostenere l’oro, dopo il suo più grande guadagno annuale in quasi un decennio. Il metallo prezioso ha superato il livello psicologico di $ 1.500 l’oncia il 26 dicembre e ha chiuso l’anno con un aumento del 18,8%. Trainato anche da un indebolimento del dollaro e da un rallentamento economico globale. L’oro funge da tradizionale bene rifugio per gli operatori che cercano di fuggire dai mercati imprevedibili. Il fascino, la scarsità e il valore storico del metallo prezioso consolidano il suo status di popolare strumento di copertura.
Altre attività rifugio, tra cui buoni del tesoro, platino e argento, sono aumentate alla notizia dell’attacco USA.
Sebbene l’attacco abbia provocato nuove timori di guerra tra le due nazioni, è improbabile un conflitto su vasta scala. I mercati petroliferi globali devono affrontare la più grande minaccia qualora l’attacco di giovedì porti a ritorsioni.
Un economista ha dichiarato: “Si presume che possa essere improbabile una vera e propria guerra tra Stati Uniti ed Iran. Anche alimentando il vecchio adagio secondo cui: nulla unisce un paese in modo più efficace di una minaccia esterna. Infatti, il governo iraniano in questo momento è estremamente impopolare. L’infrastruttura del settore petrolifero, tuttavia, è un probabile obiettivo in caso di escalation”. Proprio nella seduta di ieri, il petrolio a seguito delle notizie dell’attacco, ha visto le quotazioni correre al rialzo, con un aumento di circa il 3%.